Dopo Brescia, Roma. Assoluzione piena per Sodano

[17 feb 2019] "Vittima estranea (Brescia e Cassazione) e innocente (Roma) di una grande porcata mediatica e non. Ringrazio i giudici". Uno scarno comunicato, poche parole di commento da parte di chi ha visto passare 1478 giorni e 1479 notti prima di veder riconosciuta la propria completa innocenza rispetto a un teorema ndranghetista e corruttivo, sconfessato dallo stesso pm romano.

Per chi avesse la memoria corta: nel 2015, giusto a ridosso delle elezioni comunali, il sindaco in carica viene accusato di collusione con la 'nrangheta, pressioni sul Consiglio di Stato per una fantasiosa lottizzazione sulle sponde dei laghi (avviata dai due precedenti sindaci PD: il secondo ha poi fatto retromarcia), peculato, varie ed eventuali... il tutto datato 2012 ma esploso tre anni dopo. Il mostro è sbattuto in prima pagina: c'è chi gongola e chi ci marcia, innocentisti all'angolo. In consiglio comunale l'opposizione alza striscioni e cartelli contro il sindaco indagato; il consigliere De Marchi (sì, proprio quello delle "frittelle ai soli bambini italiani") agita le manette in aula; sette consiglieri del PD si stracciano le vesti e danno le dimissioni. Da Roma, il Dibba invoca picchetti sotto casa del primo cittadino.

C'è di che stendere un toro: il sindaco, protestando la propria innocenza, non si dimette ma di fronte al massacro mediatico deve ritirare la candidatura al Sodano-bis.  La giustizia fa il suo (lentissimo) corso, poi il Tribunale di Brescia cassa l'accusa di collusione con la 'ndrangheta; a Roma, giusto ieri lo stesso pm condivide la proposta di archiviazione per il secondo marchio d'infamia, quello di peculato e corruzione in atti giudiziari perchè "il fatto non sussiste".

Peccato che nel frattempo l'uomo e la famiglia abbiano vissuto un incubo personale, sociale, politico e professionale. Oportet ut scandala eveniant ma si è sconvolta la vita di una persona e dirottata la vita democratica di una città: perchè senza quella campagna giustizialista - cavalcata da molti - Sodano oggi sarebbe in consiglio comunale, come primo cittadino o come capo dell'opposizione. Grazie quindi ai giudici che hanno restituito la serenità e l'onore a un amico, a una persona perbene - che non meritava tutto questo - e a una città che può tirare un sospiro di sollievo: non aveva un primo cittadino 'ndranghetista, corrotto e corruttore.

Qualcuno a Mantova dovrebbe chiedere scusa, ma già sappiamo che non succederà.