LA CRONACA: INTERVISTA AL NUOVO PRESIDENTE

[13 ago 2015] Nei giorni scorsi la Cronaca di Mantova ha pubblicato un'intervista ad Alessandro Colombo (nella foto con Alessandro Sallusti) nella veste di nuovo presidente dell'associazione, trattando anche della sua esperienza quale capo di gabinetto dell'amministrazione Sodano. Di seguito, il testo integrale dell'intervista con evidenziati i passaggi più direttamente riferiti al nuovo corso dell'Associazione.


Colombo, per quasi cinque anni lei ha svolto le mansioni di capo di gabinetto del sindaco Sodano. Che tipo di esperienza è stata?

Difficile descrivere un’esperienza del genere, soprattutto se uno viene dal privato. E’ qualcosa che ti prende, modifica le tue prospettive, ti assorbe completamente. Senti la responsabilità di far parte di una squadra chiamata a governare la tua città, con gli oneri e gli onori che questo comporta: a maggior ragione, se vinci le elezioni dopo 65 anni di governo con guida a sinistra. Ci sono stati alti e bassi ma, guardando ai tanti obiettivi raggiunti, il bilancio è positivo. Conserverò un ricordo straordinario degli anni trascorsi in via Roma, in quello che ho sempre considerato un osservatorio privilegiato, con vista diretta sulla stanza dei bottoni. Nella quale subito ti rendi conto che i bottoni, in realtà, non rispondono così facilmente alle sollecitazioni della politica: giusto o sbagliato che sia, quei bottoni hanno spesso una loro inerzia e non sempre la macchina comunale risponde come dovrebbe, o con i tempi giusti. Ci sono interi settori del Comune con gente che lavora sodo, disponibile e dotata di grande professionalità: ma con una pletora di quasi 500 dipendenti, in certi casi la burocrazia sembra quasi prescindere dalle persone, e alza ostacoli a ogni passo. Soprattutto quando si allea con altre burocrazie: per abbattere il cubo di piazza Sordello, con sette enti di tutela coinvolti, l’amministrazione ha dovuto sudare altrettante camicie e cinque anni di lavoro. Non che nel frattempo la giunta sia stata con le mani in mano: nel medesimo arco di tempo ha saldato tutti i debiti precedenti, gestito oculatamente gli esiti del terremoto, salvaguardato il welfare, implementato la sicurezza, rispettato un balordo Patto di Stabilità che penalizza le amministrazioni virtuose, lasciato in cassa un tesoretto di 29 milioni di euro… Certo sono stati fatti degli errori (come sempre, quando ci si prende la responsabilità di decidere); ma con la crisi che ha picchiato duro per tutto il tempo, e nessuno – ripeto, nessuno – a fare sconti, è un risultato straordinario quello che Nicola Sodano può rivendicare. Il messaggio però non è passato: probabilmente, troppo scomodo per molta gente. 

Ci sono stati momenti particolarmente difficili per il sindaco Sodano anche all’interno delle sue diverse giunte. Lei come ha vissuto quelle circostanze?

E’ stato difficile, soprattutto all’inizio, comprendere certe logiche. Sull’onda di un entusiasmo che era palpabile nel 2010, dopo la vittoria elettorale, mi aspettavo un grande gioco di squadra che avrebbe reso accessibili gli obiettivi più ambiziosi: nonostante la crisi, nonostante il terremoto, nonostante il Patto di Stabilità. Non è stato così: vedere partner di governo reclamare la testa di vicesindaci e assessori perché collaboravano con il sindaco (che doveva vacillare ma, si badi bene, senza mai cadere) è cosa che ho sempre vissuto come priva di senso comune. Soprattutto verso la fine del mandato - quando Sodano si è potuto liberare della zavorra - l’amministrazione ha infatti centrato obiettivi in serie (lavori nelle scuole per milioni, salvataggio della Valdaro, interventi nei quartieri) che sono sotto gli occhi di tutti. Basta voler guardare. 

Sodano, se non avesse ricevuto l’avviso di garanzia nell’ambito dell’inchiesta Pesci, si sarebbe ricandidato?

Rispondo con un distinguo: non si sarebbe ricandidato, ma avrebbe accettato (con entusiasmo, per quanto lo conosco) di essere ricandidato dalla coalizione. Così come non si era candidato nel 2010, ma aveva accettato la candidatura per spirito di servizio. Aggiungo anche che, dato il contesto, Sodano avrebbe corso per vincere. 

Ha qualche sassolino che desidera togliersi dalle scarpe?

In questi anni ho ricevuto, incontrato o frequentato moltissime persone: amministratori, autorità, vip e presunti tali, gente comune (ho perso il conto degli appuntamenti con i cittadini) alla quale ho cercato di dare risposte. Ho avuto modo di conoscere il lato migliore e il lato peggiore di molte persone. Da tutte ho imparato qualcosa, per cui va bene così. 

Dal suo particolare osservatorio, ci sono state opportunità che si potevano cogliere e sviluppare meglio? In pratica, la Città ha perso occasioni per lo sviluppo?

A Mantova qualcuno sembra non accorgersene ma, dal 2010, la crisi economica ha cambiato la storia: niente sarà più come prima, soprattutto nelle pubbliche amministrazioni. In questi anni, il grande merito dell’amministrazione Sodano è stato soprattutto di governare responsabilmente e di mantenere il welfare ai livelli attesi, per quantità e qualità, fino al passaggio del tornado. Con la chiusura dei grandi stabilimenti, con la crisi del lavoro, in Comune sono venuti a bussare in tanti. Abbiamo dato risposte concrete, razionalizzato la spesa, eliminato gli aiuti a pioggia per privilegiare chi era davvero in difficoltà. Si trattava di reggere l’urto della crisi, e così è stato. Se davvero il peggio è alle spalle, come dicono, il momento per programmare è adesso. Serve però un salto di mentalità, uno sforzo condiviso: in questo senso, il nuovo Consiglio comunale è partito col piede giusto. A titolo del tutto personale, ritengo un’opportunità sprecata l’aver di fatto ripudiato il sottopassaggio di Porta Cerese, con annessi e connessi Esselunga. Sia chiaro a tutti però che le vere occasioni per lo sviluppo sono andate perse lustri fa, quando le risorse economiche abbondavano ma non sono stati fatti interventi strutturali sulla riconversione industriale, sul marketing turistico e così via. 

Il suo rapporto con l’architetto Sodano continua: tanto è vero che in questi giorni lei è stato nominato nuovo presidente dell’associazione “12 Aprile”. Ecco, ci parli di questo sodalizio nato proprio in concomitanza con l’elezione di Sodano avvenuta il 12 aprile 2010.

Ricordo bene l’atmosfera che si respirava durante quella campagna elettorale, e nei mesi successivi alla vittoria. C’era entusiasmo, voglia di cambiare il volto e il destino di una città retta per 65 anni da governi di sinistra o centrosinistra. Si veniva da un quinquennio di sostanziale immobilismo, durante il quale un sindaco di sinistra aveva smantellato tutti i progetti del predecessore sindaco di sinistra, del quale peraltro era espressione. Sodano rappresentava il cambiamento, il desiderio di voltare pagina rispetto a un vecchio modo di amministrare, di interpretare le istanze della città. L’Associazione 12 Aprile era nata per annodare i fili della comunicazione tra l’amministrazione comunale e l’area dei moderati, da sempre sensibile ai temi della sicurezza, della sussidiarietà, della sburocratizzazione della macchina amministrativa ad ogni livello, di un’accoglienza regolamentata e responsabile, compatibile con la dignità dell’uomo e il rispetto inderogabile dei valori espressi da questa comunità. 

L’associazione può, quindi, rappresentare un laboratorio politico strettamente collegato con Forza Italia di cui Sodano pare possa essere il coordinatore cittadino?

Non mi esprimo sulla questione coordinamento, che non mi compete. Per certo, conoscendo Nicola e lo spirito di servizio che lo anima, se richiesto di un impegno da parte di Forza Italia, si metterà a disposizione come sempre. Sia chiaro però che l’Associazione e Forza Italia hanno funzioni, obiettivi e orizzonti diversi: possono condividere determinati valori e progetti, che camminano sulle gambe delle persone. Il 12 Aprile intende porsi come punto di riferimento aperto, libero e autorevole nel dibattito sociale, politico ed economico di questa città. Quel che è certo, non sarà una corrente di Forza Italia. 

Quali saranno le prime iniziative che, come presidente, intende attivare?

Innanzitutto, confrontarmi con i presidenti che mi hanno preceduto: Alfonso Alberini, Susanna Davanzo e Sebastiano Zanini. In tempi di crisi per l’associazionismo, aver traghettato il sodalizio fin qui è già un grosso merito. Poi, organizzare la nuova squadra: tra soci e simpatizzanti, ci sono competenze e professionalità di livello, in grado di organizzare ciclicamente confronti e proposte positive su temi che davvero interessano alla gente. A Mantova, se qualcuno espone un’idea o un progetto, tempo un giorno e nasce il comitato “contro”. Voglio invece un’associazione di proposta, capace di leggere le situazioni e possibilmente individuare soluzioni condivisibili; aperta al contributo di tutti senza preclusioni ideologiche, fatti salvi i paletti di un approccio civile, moderato e responsabile. Punteremo molto su una comunicazione interattiva, facendo leva su media classici e soprattutto social network: c’è una maggioranza silenziosa che merita di aver più voce in capitolo. 

Lei è anche editore. Ha intenzione, ora che non ha impegni amministrativi pubblici, di dedicarsi con maggiore attenzione a questo settore della comunicazione?

Tempo al tempo: sono ancora membro del consiglio di amministrazione del Centro Te (incarico che ritengo di grande importanza e prestigio, per il quale sarò sempre grato a Sodano). Essendomi interfacciato a lungo con Elkann, Crespi e Mangoni, conosco bene dinamiche e problemi della sua storia recente: penso di poter dare un contributo non banale. Per il resto è vero: sono tornato a fare l’editore, ma non sono gli unici progetti in ballo. Come Nicola, non ho alcuna intenzione di ritirarmi a fare il pensionato.